Il problema, dicono, è particolarmente difficile per gli informatici, abbiamo una idea del perché ma vi lasciamo farvene una vostra.
Avete 8 sfere di metallo apparentemente tutte uguali ed una bilancia a due piatti, come quella che rappresenta la giustizia nei tribunali.
Sapendo che una delle sfere ha un peso maggiore delle altre, qual'è il minimo numero di pesate per trovarla?
La soluzione è nascosta qui sotto, in bianco su bianco, ed è leggibile selezionando il testo.
La risposta corretta è: due pesate. Per capirne il motivo bisogna tenere conto che non vi è nessun obbligo di mettere tutte le sfere sui piatti.
Si inizia mettendo 3 sferette su un piatto, 3 sferette sull'altro e 2 sferette sul tavolo. Se la bilancia pende a sinistra o a destra, la pallina è in quel piatto.
Se la bilancia resta in equilibrio la pallina più pesante sarà una delle due rimaste sul tavolo.
A questo punto la sferetta è, al peggio, una di 3; scommetto che trovate il modo di identificarla con una sola pesata.
P.S. l'immagine della bilancia è rubata da Open Fisica.
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lunedì, luglio 28, 2008
Il problema delle otto sfere
domenica, luglio 27, 2008
Viaggio interiore, in bicicletta
Se il viaggio vero è per sempre, come dice qualcuno, un modo - o un pretesto? - per conoscere noi stessi attraverso le suggestioni che ci offre, si può viaggiare anche muovendosi poco, o addirittura stando fermi, come dicono tra gli altri Pascal, Confucio, Flaiano, Xavier de Maistre. In questo modo si fa il viaggio interiore, ma poi a me succede che metto su chili, con questa modalità.~
Emilio Rigatti
minima pedalia
edicicloeditore
domenica, luglio 20, 2008
Comunicazione tra genitori e figli
Gabriele (10 anni) ieri mi ha detto:
«mi sono accorto che ho voglia di parlarti,Che siano i primi vagiti dell'adolescenza?
ma non ho niente da dirti»
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sabato, luglio 19, 2008
Gattina SVG
Ieri sono stato ad un corso approfondito di Microsoft Visio, un serissimo programma per disegnare diagrammi, planimetrie e reti dati.
Il docente, per illustrarci la possibilità di realizzare stencil originali, ci ha invitato a realizzarne uno noi spetti sotto la sua supervisione.
A me, giocando con le gli operatori di differenza e unione di figure piane, è venuta questa figura che abbiamo chiamato Gattina SVG.
Se vi interessa potete scaricare il file Scalable Vector Graphics da Gattina.SVG.
Dimenticavo: è Open Source, fatene ciò che desiderate, se lo desiderate.
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mercoledì, luglio 16, 2008
La bufala dell'emergenza sicurezza
C'è veramente un'emergenza sicurezza? Il video che segue riprende l'argomento che avevo iniziato ad accennare in Emergenza sicurezza in Italia.
Approfondimenti:
- Michele Dotti e Jacopo Fo, Non è vero che tutto và peggio, EMI, 2008, 224 pagine.
- Il "Rapporto sulla criminalità in Italia" emesso dal Viminale (ministero dell'interno). Difficilissimo da leggere, sono 450 pagine. Ho passato una paio di notti ad esaminarlo senza trovare traccia della tanto sbandierata emergenza criminalità.
- Il blog "Lampi di pensiero" commenta il rapporto sicurezza 2006 del Viminale in un articolo del 20 giugno 2007 intitolato Emergenza sicurezza? Una vera bufala e sottotitolato "Rapporto sulla criminalità in Italia: Non esiste un’emergenza sicurezza."
- Su Vita c'è un' intervista del 23 Aprile 2008 a Mario Furlan, fondatore dei City Angels. L'articolo è intitolato City Angels: emergenza sicurezza? Una bufala
- Su Carta dell'8 Maggio 2008: la "bufala" della sicurezza e la violenza in famiglia.
- Il blog One Match ha un post abbastanza documentato intitolato Non c’è nessuna emergenza sicurezza.
- L'associazione cicloecologista Ciclodi-Fiab di Lodi ha diverse analisi e proposte per aumentare la sicurezza a fronte di rischi come morte e invalidità a causa di incidenti stradali.
- Il blog One Match ha un post abbastanza documentato intitolato Non c’è nessuna emergenza sicurezza.
- Su Wikinotizie c'è un bell'articolo del 2006 intitolato "Criminalità in calo in Europa e l’Italia è la più sicura.
- Una interessantissima discussione sul blog "Roba - Delle Vittorie - che non va"
- Nel Forun della Pubblica Amministrazione c'è un'intervista del 12/05/2008 in cui Chiara Buongiovanni intervista il prefetto di Roma Carlo Mosca, l'articolo si intitola: Emergenza sicurezza: e se fosse un'impressione?.
- ... e si potrebbe continuare ancora per molto ...
Robert Kennedy e il PIL
Il 18 Marzo del 1968 Robert Kennedy pronunciava, presso l'università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava -tra l'altro- l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate.
Tre mesi dopo veniva ucciso durante la sua campagna elettorale che lo avrebbe probabilmente portato a divenire Presidente degli Stati Uniti d'America.
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.
(Robert Kennedy)
Su YouTube l'audio originale del discorso di Robert Kennedy sul PIL.
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Eliminazione leggi inutili, finalmente
Ebbene si, dopo le mille fatiche di Bersani tocca a Calderoli ... e che sforbiciata!
C'è un bell'articolo sul sito de Il Giornale: dalla vendita di camomilla alle nozze dei carabinieri: al macero 3574 leggi inutili. Un altro articolo su il Sole 24 ore, e l'elenco completo.
Speriamo che tutto questo passi velocemente in parlamento e diventi definitivo.
... e siamo solo all'inizio.
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martedì, luglio 15, 2008
Distanze di sicurezza
Tempo di vacanze e dei lunghi viaggi che, spesso, sono necessari per raggiungere i luoghi di villeggiatura.
In radio ho sentito il seguente metodo per valutare il rispetto delle minime distanze di sicurezza, è sicuramente approssimativo ma fornisce una buona base di calcolo ed è estremamente semplice (dunque utilizzabile nella realtà).
Il metodo si basa sulla conta del tempo, almeno 2 secondi, che deve intercorrere tra i due eventi:
- il passaggio della macchina che ci precede da un riferimento fisso (ad esempio un cartello stradale) e
- il nostro passaggio dallo stesso riferimento
- la macchina che ci precede passa dal riferimento
- milleuno
- milledue
- milletre
- passiamo accanto al riferimento
Per maggiori e più esaustive informazioni, consiglio il documentatissimo articolo su Altroconsumo.
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lunedì, luglio 14, 2008
La scommessa della decrescita
L'autore, professore emerito di Scienze economiche all’università di Paris-sud, ci racconta di come stiamo vivendo al di sopra della possibilità della Terra di rigenerare le risorse che consumiamo e, dunque, saremo destinati a ridurre il nostro tenore di sfruttamento delle risorse naturali.
Secondo Latoche abbiamo due possibilità: continuare sulla strada della crescita economica e arrivare all'esaurimento delle risorse e alle catastrofi umane che ne seguiranno (carestia, guerre, ingiustizie e fame) oppure organizzarci per ridurre da subito i nostri consumi, producendo di meno e lavorando di meno spostando il baricentro della nostra vita dalla produzione e consumo verso una maggiore convivialità e solidarietà reciproca; con il vantaggio che potremmo finire per ritrovarci più felici di ora.
Il libro è pesante, ricco di citazioni e riferimenti, come si conviene ad un libro scritto da un professore universitario, ma poco scorrevole e tuttosommato poco scientifico quando utilizza aggettivi "pesanti" più adatti a chi cerca di convincere da un pulpito piuttosto che di chi esamina razionalmente varie possibilità e cerca di non spingersi ad affermazioni che poi non dimostra inoppugnabilmente.
In compenso ci fornisce diversi spunti di riflessione:
- Le limitate risorse naturali della terra non consentono ulteriore crescita economica.
- Dato che già ora consumiamo più risorse naturali di quanto il pianeta non ne produca, non è sufficiente fermare la crescita, è necessario decrescere (!).
- Crescita economia e felicità non procedono di pari passo, anzi: negli ultimi vent'anni siamo cresciuti molto economicamente ma siamo meno felici.
- Il PIL non è una buona misura. Se, ad esempio una azienda inquina per prudurre un bene che poi vende e la collettività deve poi procedere alla bonifica per ridurre i danni dell'inquinamento sui cittadini, si produce un PIL più alto che se l'azienda semplicemente non inquinasse. In pratica l'azienda che produce il bene ne può produrre di più a minor costo e, dunqe venderne di più facendo girare più denaro, a questo denaro và aggiunto il costo della bonifica che produce reddito per un'azienda che di questo si occupa.
- Passando sempre più tempo al lavoro, in macchina, davanti alla TV ed al supermercato bruciamo tempo che potremmo dedicare alla convivialità (lo stare assieme alle persone, l'aiutarsi reciprocamente, il fare delle cose assieme). Più convivialità aumenterebbe la felicità molto più di quanto non farebbe un ulteriore aumento dei nostri redditi (e lavoro e consumi).
- La decrescita felice passa anche per il cibo: dovremmo smettere di consumare cibo industriale (ma questo già lo sapevamo) ma dovremmo anche acquistare solo cibo che abbia percorso il minor numero di km possibile e con meno confezioni possibile. Il fatto, ad esempio, che in Italia si beva l’acqua Evian, proveniente dalla Francia, ed in Francia la San Benedetto, proveniente dall’Italia è un esempio di spreco di energia.
- Dobbiamo riciclare il riciclabile ma anche evitare di sostituire apparecchi funzionanti (dunque ridurre l'ansia da obsolescenza).
- Le parole chiave della "ideologia della decrescita" sono sobrietà e convivialità.
Si veda anche:
- Definizione di decrescita su Wikipedia
- Definizione di Impronta Ecologica su Wikipedia
- Il sito del Movimento per la Descrescita Felice
- Il sito della Rete per la descrescita serena, pacifica e solidale.
- La rete Nuovo Municipio
- “La decrescita felice” di Maurizio Pallante (Editori Riuniti 2005)
Felicità
10/07/08 17.30 - Sono sul bordo della piscina di un piccolo campeggio sull’Adriatico, in Abruzzo. Guardo mia figlia che gioca in acqua, i nostri vicini di casamobile, i figli dei vicini dell’anno scorso (che abbiamo ritrovato) e gli animatori.
Mentre, alternativamente, leggo il giornale e scrivo queste note sul quadernetto che oramai è sempre con me, un uomo mi saluta. Lo riconosco come il romanaccio con cui giocavamo a pallanuoto l’anno scorso.
Il PIL non cresce gli ordinativi alle industrie calano. Il petrolio veleggia verso i 150$ al barile. GM prima e la FIAT poi crollano in borsa e arrancano alla ricerca di un modo per dare valore ai loro azionisti, mi sento confidente che la marca italiana, che produce automobili poco assetate, si risolleverà prima del maggior produttore di enormi SUV statunitensi.
All’orizzonte le colline striate di coltivazioni e vigne di diversi colori, una casa diroccata ed alcuni pini marittimi un po’ bruciacchiati. Il panorama è attraversato dal ponte di legno ad arco che attraversa la piscina. La radio e gli schiamazzi dei bambini in piscina superano di poco il frinire delle cicale sull’albero che mi sovrasta.
L’economia ha, forse, raggiunto i confini del proprio impero. Non ci sono più nuove risorse da sfruttare per estrarre energia fossile o materie prime. Ombrelloni gialli e palme verdi. Parlo con mia moglie della necessità di rifondare l’immaginario partendo dai greci, da Prometeo e da Dioniso, per arrivare fino ai futuristi che hanno cavalcato il mito della velocità facendone una nuova forma di bellezza.
Siamo drogati di crescita. I nuovi ordini di piombo dalla Cina servono a costruire batterie per le biciclette a pedalata assistita che la vanno molto di moda. Il prezzo del piombo è raddoppiato da un anno all’altro perché l’estrazione corrente non è più sufficiente. Ci aspettiamo che ogni generazione la ricchezza aumenti, ma non c’è più petrolio, spazio per costruire strade o case, acqua potabile, rame o piombo. Vorremo poterci permette un bel viaggio ai tropici. Spiagge di sabbia bianca, pesci colorati e aragoste; per premiarci della corsa alla produttività in cui abbiamo gareggiato tutto l’inverno.
Alla radio, Lorenzo canta “A te”.
Gabriele mi porta il resto del ghiacciolo acquistato al chiringuito sul bordo della piscina; mi accorgo per la prima volta che sul retro delle monete da 20 centesimi c’è la statua di Umberto Boccioni che rappresenta il dinamismo della figura umana.
Veramente sarei più felice sdraiato su una spiaggia tropicale?
Cosa ci rende felici? Desideriamo veramente cose il cui possesso ci renderebbe più felici?
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sabato, luglio 05, 2008
venerdì, luglio 04, 2008
Ivan il clandestino
Questa volta vi riporto senza commenti un trafiletto di la Repubblica.
Si chiamava Ivan Pyreu. Da tre anni faceva il muratore in nero a Brescia, ma non era mai riuscito ad ottenere il permesso di soggiorno. Clandestino obbligato, nel febbraio dello scorso anno lo avevano arrestato per violazione della Bossi-Fini.
Espulso non aveva lasciato l'Italia ed era finito in carcere. Ivan, 47 anni, di origine russa, non aveva mai avuto grane con la giustizia, lavorava e manteneva i figli in Moldavia.
L'altra sera festeggiava con gli amici il compleanno di una immigrata (regolare).
I carabinieri hanno bussato alla porta per un controllo. Lui ha prodotto documenti ingialliti, ha capito subito come sarebbe andata a finire e ha deciso di che non voleva finire dentro un'altra volta ed essere espatriato.
«Vado a spegnere la televisione», ha detto in perfetto italiano. Invece è andato alla finestra, tentando di aggrapparsi alla grondaia. Ma ha perso la presa, cadendo nel vuoto. Ivan Pyreu è morto sul colpo.
Venerdì 4 luglio 2008, BELPAESE di Alessandra Longo
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mercoledì, luglio 02, 2008
Zingari
Anche se sono in ferie, non resisto e vi scrivo questo girasole.
Siamo in campeggio, in casa mobile. La casa mobile è una specie di roulottone con acqua corrente fredda e calda, cucina a gas, aria condizionata ed una grande veranda.
La mattina si và in spiaggia, il pomeriggio in piscina e la sera, dopo cena, si gioca e si balla con il servizio di animazione.
Ogni tanto, per spezzare la routine, prendiamo le biciclette e facciamo un giro esplorativo dei dintorni. Beh, la moglie è incinta e non può, ma solitamente è contenta se porto fuori i bambini dandole l'occasione per riposare un po'.
Abbandono volentieri il faticoso libro di Latouche sulla decrescita, inforco la bicicletta (mi viene da dire "il mio fedele destriero") e, visto che oggi vuole pedalare anche la piccola, mi appresto a cercare un percorso sufficientemente facile e pianeggiante.
Gaia, orgogliosissima, impiega il massimo sforzo e Gabriele la massima pazienza per sopportare le nostre lentezze e lungaggini. Attraversiamo la pineta (bruciata in gran parte da un incendio l'anno passato) e ci avviamo in direzione della Marina di Casalbordino, la spiaggia della gente di qui.
Il lido è una larga spiaggia costeggiata da un ampio lungomare e da una strada stretta su cui si affacciano bar e negozietti, per quanto abbastanza bentenuta, la Marina non riesce a sfuggire all'aspetto un po' sgarrupato che hanno molte località del sud.
In un piazzale riservato a parcheggio per i camper è accampata una piccola comunità di zingari. 5 piccole roulotte e tante persone, donne e bambini. Gli uomini e le macchine chissà dove sono.
Gaia, 4 anni, mi chiede ad alta voce «Papà, cosa ti sembrano?» Rispondo «sono zingari». «Si, ma cosa ti sembrano?» incalza lei.
«Beh», rispondo io, pensando alla nostra casa mobile, «gli zingari vivono come se fossero in campeggio tutto l'anno».
«Non in quel senso» risponde lei un po' stizzita.
Poi, come se dovesse spiegare una cosa ovvia: «sono poveri».
In ogni caso, quando siamo arrivati alla gelateria che era la nostra destinazione, ho chiuso la bicicletta meglio del solito; non senza un po' di vergogna.
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