L'autore, professore emerito di Scienze economiche all’università di Paris-sud, ci racconta di come stiamo vivendo al di sopra della possibilità della Terra di rigenerare le risorse che consumiamo e, dunque, saremo destinati a ridurre il nostro tenore di sfruttamento delle risorse naturali.
Secondo Latoche abbiamo due possibilità: continuare sulla strada della crescita economica e arrivare all'esaurimento delle risorse e alle catastrofi umane che ne seguiranno (carestia, guerre, ingiustizie e fame) oppure organizzarci per ridurre da subito i nostri consumi, producendo di meno e lavorando di meno spostando il baricentro della nostra vita dalla produzione e consumo verso una maggiore convivialità e solidarietà reciproca; con il vantaggio che potremmo finire per ritrovarci più felici di ora.
Il libro è pesante, ricco di citazioni e riferimenti, come si conviene ad un libro scritto da un professore universitario, ma poco scorrevole e tuttosommato poco scientifico quando utilizza aggettivi "pesanti" più adatti a chi cerca di convincere da un pulpito piuttosto che di chi esamina razionalmente varie possibilità e cerca di non spingersi ad affermazioni che poi non dimostra inoppugnabilmente.
In compenso ci fornisce diversi spunti di riflessione:
- Le limitate risorse naturali della terra non consentono ulteriore crescita economica.
- Dato che già ora consumiamo più risorse naturali di quanto il pianeta non ne produca, non è sufficiente fermare la crescita, è necessario decrescere (!).
- Crescita economia e felicità non procedono di pari passo, anzi: negli ultimi vent'anni siamo cresciuti molto economicamente ma siamo meno felici.
- Il PIL non è una buona misura. Se, ad esempio una azienda inquina per prudurre un bene che poi vende e la collettività deve poi procedere alla bonifica per ridurre i danni dell'inquinamento sui cittadini, si produce un PIL più alto che se l'azienda semplicemente non inquinasse. In pratica l'azienda che produce il bene ne può produrre di più a minor costo e, dunqe venderne di più facendo girare più denaro, a questo denaro và aggiunto il costo della bonifica che produce reddito per un'azienda che di questo si occupa.
- Passando sempre più tempo al lavoro, in macchina, davanti alla TV ed al supermercato bruciamo tempo che potremmo dedicare alla convivialità (lo stare assieme alle persone, l'aiutarsi reciprocamente, il fare delle cose assieme). Più convivialità aumenterebbe la felicità molto più di quanto non farebbe un ulteriore aumento dei nostri redditi (e lavoro e consumi).
- La decrescita felice passa anche per il cibo: dovremmo smettere di consumare cibo industriale (ma questo già lo sapevamo) ma dovremmo anche acquistare solo cibo che abbia percorso il minor numero di km possibile e con meno confezioni possibile. Il fatto, ad esempio, che in Italia si beva l’acqua Evian, proveniente dalla Francia, ed in Francia la San Benedetto, proveniente dall’Italia è un esempio di spreco di energia.
- Dobbiamo riciclare il riciclabile ma anche evitare di sostituire apparecchi funzionanti (dunque ridurre l'ansia da obsolescenza).
- Le parole chiave della "ideologia della decrescita" sono sobrietà e convivialità.
Si veda anche:
- Definizione di decrescita su Wikipedia
- Definizione di Impronta Ecologica su Wikipedia
- Il sito del Movimento per la Descrescita Felice
- Il sito della Rete per la descrescita serena, pacifica e solidale.
- La rete Nuovo Municipio
- “La decrescita felice” di Maurizio Pallante (Editori Riuniti 2005)
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