Alle 21 circa parto da Riva del Garda alla volta di Segrate . Percorro la Gardesana in direzione Salò, verso Brescia. Ho percorso questa strada circa due volte al mese, negli ultimi 12 anni. La conosco bene, come le stanze della casa al lago.
Buone notizie, l'aria condizionata funziona, nonostante ultimamente facesse le bizze. E' una notte afosa.
Strano, due giorni di sole senza l'Ora nella Busa (la conca che accoglie Riva del Garda, Torbole sul Garda ed Arco di Trento), sembra impossibile, non è mai successo da che io ricordi, cioè da quando 35 anni fa arrivai dalla Svizzera. Se questi sono i cambiamenti climatici, allora è veramente un disastro.
La macchina conosce ogni anfratto della tortuosa strada, ogni ruga dell'asfalto. I 136 cavalli vapore della cicciona di lamiera ruggiscono e scalpitano.
La Gardesana occidentale mi ha sempre divertito. Molti tratti sono extraurbani senza limite, dunque implicitamente consentono di viaggiare fino a 90Km/h, che per una strada così sono un bell'andare. Fischio di pneumatici e marce basse per controllare le curve.
Non mi piace eccedere con la velocità così mantengo un andamento allegro ma prudente.
Una macchina dietro mi sta troppo vicino. Non vedo i fari. Quando non vedo i fari nello specchietto retrovisore significa che la macchina che segue non finge nemmeno di rispettare le distanze di sicurezza.
Entro in curva, non freno neanche, caccio dentro una terza e accarezzo l'acceleratore in uscita verso il rettilineo.
Si è spaventato ed è rimasto indietro. 1, 2, 3, 4 ed è di nuovo attaccato al mio fondoschiena, al paraurti.
Lo ignoro per i successivi 15 minuti e guido particolarmente tranquillo. Misteriosamente rimane lì, senza neanche iniziare un sorpasso.
Intravedo luci rosse un paio di gallerie avanti. Un ruggito ed eccolo sorpassarmi. A forza di corricchiare abbiamo raggiunto una coda di macchine che procede a flemmatici 50 all'ora. Mai sorpasso si è dimostrato così inutile.
Lo sconosciuto ha una Ford -strano, avrei scommesso per una BMW- e si appiccica all'ultima macchina della fila, proprio davanti a me.
Mi impressiona vederlo procedere così intimamente legato al fondoschiena di chi lo precede, sembrano certe farfalline nere e bianche che capita di incontrare nei boschi in primavera, svolazzanti allegramente accoppiati, copulando e volando, volando e copulando.
Ma la Gardesana è una strada che non lascia scampo, a destra c'è la massicciata della montagna ed a sinistra il lago. Nessuna via di fuga, nessuna strada alternativa.
Con i nostri tranqueilli 50Km/h arriviamo a Gargnano. Fermi! Coda. Prima, seconda, prima. Motore spento. Prima, seconda, freno.
Me lo immagino livido a stringere il volante mentre il fegato si ingrossa e le vene del collo pulsano. Fermo.
Sono attirato da un bel baretto. Sembra una rotonda della spiaggia, ha diversi tavolini verso la strada ed un'aria rilassata. Quattro vecchi chiacchierano e bevono birra. Hanno un'aria familiare, come una pubblicità della Moretti. Mi fermo.
Scendo dalla macchina, mi stiracchio e, una volta ripreso controllo del mio corpo, mi avvio verso la costruzione fiocamente illuminata.
Bambini giocano a calciobalilla con le mamme. Una mammina dai capelli neri porta un abituccio con interessanti trasparenze all'altezza dei glutei.
Ordino una acqua tonica e mi seggo a guardare il serpente d'acciaio e gomma, affannato. Sorseggio la bevanda e scrivo queste note. Prima o poi, penso, le automobili torneranno a scorrere.
Qualcuno guarda la tv che si protende verso il basso da qualche misterioso vano nel tettuccio. Pochi spengono il motore quando sono fermi.
Quante macchine potenti, in coda.
Approfondimenti:
- Gardesana occidentale su Wikipedia
- Bel video su YouTube
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