sabato, agosto 29, 2009

L'umiltà nella dichiarazione dei redditi


Tutto si può dire di Giulio Andreotti, ma i suoi fulminanti aforismi rimangono incredibilmente efficaci.
Una volta, dell'umiltà ebbe a dire:
«L'umiltà è una virtù stupenda. Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi.»
... come dargli torto?
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mercoledì, agosto 26, 2009

146 milioni vinti al Superenalotto, e poi?

La notizia:

Una persona qualsiasi ha vinto 146 milioni al Superenalotto
Ebbene si, dopo settimane che provavamo la fortuna con il sistemone dell'ufficio, ecco che qualcuno ha finalmente sbancato il jackpot.

Ora, il meccanismo del jackpot sembra rendere il gioco più interessante perché, la (microscopica) probabilità di vincere rimane la stessa ma il premio aumenta ogni volta che non trova un vincitore e, visto che per le leggi statistiche la vincita attesa è data dall'entità del premio (che aumenta ogni volta che non viene distribuito) moltiplicata per la probabilità di vincita (che è la stessa ad ogni giocata), sembra ovvio che vi sia una convenienza a cercare il jackpot.

La storia, però, ci racconta di probabilità di vincita troppo basse (a vantaggio delle casse dello stato ed i Lottomatica) e di vincitori rovinati dopo pochi anni, da una ricchezza tanto improvvisa da non saperla gestire emotivamente ed umanamente, prima che finanziariamente.

Qualche anno fa rimasi colpito dall'apprendere che un ricercatore inglese aveva passato anni della sua vita a cercare di identificare quello che lui chiamava il valore della felicità. Beh, senza tirarla tanto lunga, vi dirò che la massa monetaria che aveva maggior possibilità di portare alla felicità i possessori era tra 1 e 2 milioni di euro.

Beh, pensateci bene, agli stipendi attuali ci vogliono 10 anni per guadagnare dai 200 ai 500 mila euro (netti, per famiglia media), una bella macchina costa attorno ai 30 mila euro (e dura circa 10 anni) ed una dignitosa villetta di periferia impegna attorno ai 500 mila.
Con 1 milione di euro si mette su casa e si mettono via quasi 10 anni di reddito. Accidenti, continuando a lavorare (almeno il capofamiglia) ed investendo il 500k in immobili da mettere a reddito, si ottiene un quasi raddoppio del reddito per quasi tutta la vita. Niente male.

Dunque, se avessero il premio in modo da elargire 146 premi da 1 milione, avrebbero fatto felici quasi 146 famiglie cioè almeno 300 persone ... suona bene, eh?

Invece una persona sola ha vinto 146 milioni, con pure una alta probabilità che questa sia condannata ad un'infelicità causata dalla vincita stessa.

Dopo averci pensato un po' ed aver sparso copioso sangue in sala mensa ... in ufficio abbiamo deciso di giocare i prossimi sistemoni al Lotto (senza il super) in modo da ambire premi minori ma di avere una più alta (ma sempre microscopica) probabilità di vincere.

Ma, immaginiamo un attimo che Padron Silvio impazzisca e decida di donare al popolo le sue ricchezze tramite una lotterie che distribuisca il suo patrimonio (circa 6,7 miliardi di dollari) a tagli da 1 milione di auro ciascuno.
6,6 miliardi di dollari sono 4,7 miliardi di euro che sono 4.700 milioni di euro, cioè 4.770 premi della nostra lotteria immaginaria. Che significherebbero più di 10.000 persone felici in più da un giorno all'altro, senza considerare l'indotto.

Fantastico!

Ma visto che l'idea della distribuzione della ricchezza mi frullava in testa da un po' (da quando ho sentito un tecnico della Banca d'Italia parlarne con dovizia di particolari in radio) ho fatto un po' di googeling ed ho trovato diversi documenti che riportano più o meno le stesse cifre.

Così ho scoperto che, nel nostro paese, il 10% più ricco della popolazione possiede il 45% delle ricchezze, e che questa disparità tra i più ricchi ed il resto della popolazione aumenta di anno in anno.

Non solo la disparità tra il 10% più ricco del paese e gli altri è molto più alta rispetto a Francia e Germania, ma cresce anche più velocemente.

Inoltre, dalla fine degli anni 90 ad oggi ci sentiamo tutti più impoveriti? E' proprio così:
«... a parità di potere d’acquisto, gli stipendi reali (in Italia) sono diminuiti quasi del
16 % tra il 1988 e il 2006»
mentre, per gli altri paesi ad economia avanzata:
«In media, negli 11 paesi considerati, a parità di potere d’acquisto, gli stipendi reali sono invece cresciuti del 22 % sullo stesso periodo.»
almeno, per fortuna:
«L’Italia ha in parte colmato il crescente gap tra ricchi e poveri aumentando la tassazione sulle famiglie e spendendo di più in prestazioni sociali per le persone povere.
Sorprendentemente, l’Italia é uno dei tre soli paesi OCSE che ha aumentato la spesa in prestazioni rivolte ai poveri negli ultimi dieci anni.»
Ma, è anche vero che:
«Il reddito medio del 10% degli Italiani più poveri é circa 5.000 dollari (tenuto conto della parità del potere di acquisto) quindi sotto la media OCSE di 7.000 dollari.»
Insomma, siamo un paese in declino con alcuni troppo ricchi, una classe media in declino ed ampie fasce di povertà.

Consoliamoci con il Superenalotto ed incrociamo le dita, che conviene ...

Se vi interessano le fonti, potete trovare un po' di informazioni in:

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sabato, agosto 22, 2009

Stazione ad elevata automazione

Oggi l'amico Paolo ci ha regalato una perla che dimostra come parole di significato apparentemente chiaro possano nascondere la verità pur senza dire alcuna bugia:

«"Stazione ad elevata automazione" è un eufemismo. Come dire che una vedova è una famiglia ad elevata densità femminile»
Ho trovato persino la definizione su Wikipedia:
«Una stazione ad elevata automazione è un casello autostradale italiano privo di persona fisica per il pagamento del pedaggio.»
Ed, in effetti, mentre "stazione ad elevata automazione" farebbe pensare in un casello che abbia qualcosa più degli altri, l'unico modo per definirlo è dire ciò che manca.

P.S. Usate il Telepass, è uno strumento straordinario rispetto al costo esiguo.
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giovedì, agosto 20, 2009

estetica


In questi giorni sono stranamente solo. E per un uomo abituato al caos di una indisciplinata famiglia di cinque persone -più nonni, nipoti e amici- è veramente una strana sensazione.

Dunque, questo pomeriggio, mentre ero al lavoro mi è tornata alla mente, per chissà quale contorto percorso, una domanda che mi ero posto molto tempo fa: che c'azzecca l'estetica con la filosofia?

Non è la filosofia l'arte di dare -o solo cercare?- spiegazioni sul perché del mondo? Dopo la pausa caffè e dopo aver fatto possenti sforzi per dimenticare le confuse spiegazioni degli studiosi di storia della filosofia (mi preme sottolineare la differenza tra filosofia e storia della, perdonatemi) mi sono concesso un paio di minuti aggiuntivi ed ho estratto, da Wikipedia:

«L'estetica è un settore della filosofia
che si occupa della conoscenza del bello
naturale e artistico, ovvero del giudizio di gusto.»
Hmm ... nella scoraggiante semplicità della definizione c'è di che meditare.

Torno a casa e ripenso a quando studiavo logica matematica all'università quando -sul più bello dell'esaltazione data dall'impressione di essere giunto sulla vetta più alta, quella da cui tutta la matematica e la filosofia sembrano un accrocchio di piccolezze- scoprivo che per la logica intuizionista le regole base -poche e semplici, mi pare 9- che consentono di arrivare a ogni possibile conclusione (teorema) da un insieme di ipotesi (assiomi) non erano definibili in altro modo che ... suspense ... quelle regole così fondamentali che intuitivamente non possano che essere vere. Sigh.

Dunque, se non vi ho persi prima di arrivare qui, non ci resta che definire vera quella matematica così bella (sentimento indefinibile ma che tutti conoscono) da non poter essere che vera. Ed eccoci tornati all'estetica.

Ma, mentre pedalo per tornare a casa e litigo con il cambio che oggi non ne vuole sapere di stare zitto, penso che non è giusto che la bellezza condizioni il buono ed il vero, in fondo la bellezza non dovrebbe condizionare il nostro giudizio sulla bontà delle cose o delle persone. No? Il cambio della mia bicicletta non è di certo bello ma, quando funziona, è un'invenzione meravigliosa per il piacere del percorso.

Hmmm ... perché i principi le principesse ed i salvatori delle fiabe che leggo a mia figlia per farla addormentare sono quasi sempre belli? E le cattive, sopratutto le donne, sono terribili vecchie e sfigurate megere?

Se una sventola della pubblicità ci offre un bicchiere di una curiosa sostanza rossastra -dolce e leggermente alcolica-, la curiosa sostanza diviene più piacevole, desiderabile o, infine, buona?

Suggerimenti?
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martedì, agosto 18, 2009

homo homini ...


homo homini lupus,
homo homini bau
Cuore, rivista satirica (1989-1996)
... che non significa niente, ma riesce sempre a strapparmi un sorriso.
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domenica, agosto 16, 2009

A proposito di ricci eleganti

L'eleganza del riccio, di Muriel Barbery.

Muriel Barbery è nata nel 1969, dunque ora dovrebbe avere 40 anni, insegna filosofia in una scuola francese e scrive libri come questo: leggero, intelligente, ricco di contenuti e di scoperte inaspettate.
Il libro è leggero (384 pagine scritte a caratteri grandi e con un cospiquo bordo) e, negli ultimi giorni, lo portavo ovunque, alla ricerca di cinque minuti per leggerne un altro capitoletto.

Così accadeva che lo aprissi al bar, quando la mattina mi fermo a prendere un caffè sulla strada tra la casa e l'ufficio e che gli altri avventori si stupissero di quest'uomo che di 90kg in abito di lino che, fatto strano, arrivava in bicicletta e, fatto ancora più strano, estraeva un libro dalla borsa e ne leggeva qualche pagina durante il caffè delle 8. Ma lo spettacolo più curioso doveva essere quando non riuscivo a trattenere sorriso e lacrimoni (sì, proprio come le donne del luogo comune, quando dopo aver visto un film dicono «è stato bellissimo, ho pianto tanto»).

Per certi versi mi ha ricordato la ricchezza culturale e l'amore per il bello di "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde, per altri mi ha strappato sorrisi inaspettati, per altri ancora mi ha commosso come un bambino.

La scrittura è elegante e gli argomenti, per la maggior parte filosofici ed artistici, utilizzati dai protagonisti per descrivere il mondo sono graffianti quanto basta per tenere l'attenzione sempre attenta.

Brava Muriel, e grazie alla cugina Daniela che mi ha fatto scoprire questo libro.
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martedì, agosto 04, 2009

Chi semina desiderio ...

Chi semina desiderio
raccoglie oppressione.


«Muriel Barbery cita Marx in L'eleganza del riccio»
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Mi sento fortunato