giovedì, ottobre 29, 2009

Piccola guida al consumo del latte crudo


A qualcuno di voi sarà capitato di vedere comparire in alcune città i distributori di latte crudo e di domandarsi cosa sono.
La cosa funziona così: in Italia fino a poco tempo fa era proibito vendere al consumatore finale latte non pastorizzato. In seguito ad una direttiva europea la legge che vietava tale pratica è stata abrogata chiedendo alle regioni di stabilire quali siano le normative sanitarie (regolamenti e disciplinari) da seguire per il trattamento del latte.

Il latte può essere bevuto crudo?
Una banale osservazione può essere che le mamme dei mammiferi (dunque anche le mucche) non hanno bisogno di bollire il latte prodotto dal seno.

L'idea di fondo è che, se la mucca è sana, il latte che esce dalla mammella della mucca è sano. Se tutto tutto il percorso dalla mammella al consumatore finale è sterile e adeguatamente refrigerato, il latte sarà sano.

Per garantire che il latte crudo sia sano, i disciplinari di produzione e distribuzione del latte crudo prevedono:
  1. controlli sanitari stringenti (verificati dai veterinari dell'ASL) sulle mucche
  2. che tutto il percorso dalla mungitrice al distributore ed il distributore stesso sia sterile e adeguatamente refrigerato
  3. che il rifornimento sia quotidiano
Nonostante ciò  una discussa ordinanza del ministero delle politiche agricole (ordinanza 10 del 2008) prevede l'obbligo di riportare la seguente scritta sul distributore: «prodotto da consumarsi dopo bollitura».

Vi confesserò che noi beviamo latte crudo da più di un anno senza evidenti effetti collaterali.

Vantaggi del latte crudo
Il latte crudo:
  1. è più saporito e gustoso
  2. non viene sottoposto a trattamenti che ne alterino il gusto o le proprietà
  3. costa meno (0,80EUR contro più di 1,5EUR)
  4. dato che il distributore del latte crudo deve (per regolamento) essere gestito dallo stesso allevatore, garantisce un reddito giusto all'allevatore (si consideri che il costo all'allevatore di un litro di latte è tra i 0,35€ ed i 0.40€ al litro, mentre le industri di confezionamento lo acquistano a 35 centesimi o meno, cioè al prezzo di produzione o addirittura in perdita mentre noi lo paghiamo 1,50€ o più)
  5. per le sue caratteristiche il latte crudo è un prodotto di prossimità (la legge prevede che sia nella stessa provincia o di una provincia confinante) per cui si contribuisce alla salute dell'agricoltura del proprio territorio
  6. in genere si acquista una bottiglia di vetro che poi si riutilizza (avendo cura di lavarla bene) centinaia di volte, producendo meno plastica e meno spazzatura
  7. i distributori sono self-service e, dunque, aperti 24h su 24
  8. al distributore è, in genere, possibile comprare anche vari tipi di yogurt e qualche volte anche dei formaggi prodotti dallo stesso contadino
Svantaggi del latte crudo
Il latte crudo:
  1. dura, in genere, meno del latte normale (meglio non tenerlo in frigo più di 3 giorni)
  2. bisogna andarlo a prendere al distributore e, normalmente, non se ne trovano nei centri commerciali
  3. i distributori non sono ancora molto diffusi

Consigli
E' consigliabile porre una certa attenzione:
  1. per mantenere la catena della sterilità è consigliabile lavare bene la bottiglia, magari sterilizzarla con una veloce passata nel microonde
  2. mantenere refrigerato il prodotto per quanto possibile, dunque cercare di passare dal distributore mentre si sta tornando a casa e non mentre si esce
Inoltre, consiglio di:
  1. usare la chiavetta magnetica dove possibile, perché spesso il distributore è utilizzabile con le monete (in genere al costo di 1€ per litro di latte) oppure con una chiavetta magnetica ricaricabile al distributore stesso. La chiavetta consente di accedere a diversi sconti (a titolo di esempio, quella vicino a casa mia offre 25L di latte per 20€ di ricarica in modo che 1L=.80€)
  2. acquistare almeno due bottiglie in vetro. per riempire una bottiglia quando l'altra ancora è in frigo con un po' di latte. Il distributore offre le bottiglie di plastica (sterili) a 0,20€ o la bottiglia di vetro a 1€ oppure 2€ la bottiglia lusso (serigrafata).Il vetro, oltre ad essere bello e piacevole da maneggiare, dura a lungo e non inquina.
Come trovare il distributore di latte crudo più vicino
www.milkmaps.com è una mappa dei distributori di latte crudo in Italia. Tutti e quattro i distributori che conosco (tre in Lombardia ed 1 in Trentino) sono indicati correttamente.
 

Approfondimenti
Per chi volesse approfondire:
  •  Accordo Stato-Regioni latte crudo (PDF): Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano in materia di vendita diretta di latte crudo per l’alimentazione umana (tolte le premesse e un po' di legalese, gli articoli del regolamento sono chiari e ben scritti)
  • Il sito www.bevilatte.it è una vera e propria miniera di informazioni e consigli sul latte crudo ed una fonte molto ben documentata sulla sicurezza dell'alimento
  • Sul sito del gruppo si acquisto (GAS) di Segrate c'è un ottimo articolo divulgativo sui vantaggi del latte crudo
  • "Chi ha paura di quello appena munto" è un bell'articolo di Sara Strippoli su Repubblica del 29/01/2009
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martedì, ottobre 27, 2009

Quanta superfice ci vuole per dare energia al mondo?

Era da un po' che non frequentavo l’ottimo sito Eco Alfabeta, ed anche questa volta è riuscito a stupirmi con l'immagine che segue:


Clicca per ingrandire

Quel piccolo quadratino grigio in centro al mondo è la superficie totale che servirebbe per allestire pannelli solari in grado di fornire a tutto il mondo l’energia necessaria nel 2030 (con un incremento di un terzo di consumi energetici rispetto ad oggi).  Il quadratino verde nel Sahara sarebbe sufficiente a dare energia a tutta l’Europa.
Non per caso grandi aziende private in Germania stanno investendo ingenti somme in questa direzione attraverso il progetto Desertec. Speriamo.
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sabato, ottobre 24, 2009

Un quadro: Elise dipinta da Renoir

Quando entro in una libreria e, come spesso capita, desidero un libro che so che non leggerò  -per mancanza di tempo o di neuroni- finisce che compro un volumetto di arte, visto che ne nutro una grande ignoranza che desidero compensare.
Questa volta ho comprato un volumetto (poco più sottile di una rivista) dedicato a Renoir ed alla sua opera. Nelle sere in cui non ho abbastanza energie per dedicami a leggere o a scrivere, sfoglio il libretto di turno e leggo qualche pagina a caso della biografia dell'artista.
In questo sottile volume dedicato a Renoir ho incontrato il ritratto di Lise "d'estate" e, ogni volta che sfoglio queste 50 pagine patinate, mi sembra che tutto complotti per portarmi a rivedere lo stesso quadro. Tanto che ho rotto la rilegatura proprio su questa pagina e che lascio in giro per casa la rivista aperta su questa immagine, per avere ancora occasione di riguardarla passando di lì, o quando la devo rimettere via.


D'estate (1869)
Pierre-Auguste Renoir

Emile Zola definisce Lisa, la modella preferita di Renoir, «una delle nostre donne, anzi una delle nostre amanti, dipinta con grande verità ed una felice individuazione dell'aspetto moderno».
Non so come fosse ai loro tempi ma io, in questa immagine, trovo bellezza e lieve sofferenza, luce e vita di giovane donna.
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giovedì, ottobre 22, 2009

Volti di donne: la bellezza, la femminilità e lo stereotipo televisivo

Questa mattina sfogliavo pigramente il giornale mentre continuavo a rimuginare sull'immagine delle donne trasmessa dalla televisione che, per molti italiani, è purtroppo la (sola) finestra sul mondo.
Il documentario Il corpo delle donne, di cui ho scritto nel mio precedente post, mi ha dato molto da pensare, in questi giorni.
Sfogliando la Repubblica mi hanno colpito le fotografie nella pagina dedicata alla campagna "DONNE OFFESE DAL PREMIER" nata dopo l'acre battuta sul rapporto bellezza/intelligenza di Rosy Bindi.



Volti di donne vivaci, straordinarie, normali. Diverse.
Al contrario della donna rappresentata in TV: sempre sexy, tirata, rinoplasticata, dentatura rifatta, seni siliconati, labbra tumefatte, zigomi rialzati e chiappe liposolute; queste sono persone vere, che esistono e sono interessanti. Volti che esprimono personalità sottolineata dai difetti sinceri che rendono ogni persona unica. Molte, come è giusto che sia, portano gli occhiali. Quante, delle donne televisive belle e di successo, portano gli occhiali?

Tra queste donne ci potrebbe essere il volto di nostra moglie, della figlia, della madre, della zia, della collega, o, anche, una qualsiasi delle donne che si guadagnano il rispetto impegnandosi, oltre che al lavoro ed in famiglia, anche nella società, nel volontariato, nella politica (ma anche nella letteratura, nell'arte e nella scienza). Donne le cui foto non compaiono in TV ma neanche sulle riviste femminili, marce di uno stereotipo di bellezza anodino e sempre uguale a se stesso.

Che cosa ci è successo? Che idea abbiamo della donna? Che idea abbiamo della bellezza? Come ci aspettiamo che debba essere la femminilità?
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martedì, ottobre 20, 2009

Il corpo delle donne

IL CORPO DELLE DONNE è il titolo del nostro documentario di 25′ sull’uso sull'uso della donna in tv. La donna che smette di essere persona e che a cinquant'anni non può portare orgogliosamente le rughe che pure  ha impiegato una vita a farsi venire. La donna che smette di esistere per lasciare solo un feticcio virtuale che, come un avatar, la rappresenta incompleta e caricaturata. 

Le modelle non sono vere, le veline ancora meno. Non invecchiano, sono più alte di un uomo di discreta presenza, ma portano la taglia di un bambino. E tutti quei sacchetti di silicone che sostituiscono i, magari piccoli e imperfetti, seni? E quelle labbra che sembrano tumefazioni?


Il documentario realizzato da Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi picchia duro e racconta quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni ma non vediamo.

Il corpo delle donne, capitolo 1:




Il documentario intero si può trovare nel sito:



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domenica, ottobre 18, 2009

Da confezioni a cartacce


Ieri, a Segrate, c'era un gran vento. Di quelli che non si vedono più di un paio di volte l'anno e spazzano le nubi fino a farci vedere il Monte Rosa.

Davanti alla scuola ci sono diversi cestini della spazzatura, colorati di un blu inquietante. I cestini vengono in genere utilizzati per i resti delle merendine che i bambini consumano di fretta appena usciti da scuola prima di tuffarsi nelle attività sportive o nei compiti.
Il forte vento ha praticamente svuotato i cestini e tutte le carte leggere -involucri igenici di patatine, merendine o caramelle-,che si trovavano nella metà più alta del cilindro si trovano ora sparse per i prati.

Non si può dire che sia colpa della maleducazione, le cartacce erano ben state messe nel cestino; e neanche del comune, non si può certo pensare che lo svuotamento di tutti i cestini ogni poche ore sarebbe economicamente sostenibile.

Ma è proprio necessario che la confezione di una merenda da pochi centesimi che viene consumata in piedi fuori dalla scuola, abbia una confezione in grado di durare 1000 anni e più?
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venerdì, ottobre 16, 2009

Accidia e Cura

Parola misteriosa e tanto importante da definire il secondo dei sette peccati capitali, l'accidia è una delle parole comuni di cui, in somma ignoranza, non conoscevo il significato.


Pieter Bruegel the Elder- The Seven Deadly Sins or the Seven Vices - Sloth

Una breve ricerca su Wikipedia insegna che l'accidia deriva dal greco: «senza cura», cioè l'opposto dell'espressione inglese «I Care» e che, nel cattolicesimo l'accidia è uno dei sette peccati capitali ed è costituito dall'«indolenza nell'operare il bene». 

L'accidia è l'avversione all'operare mista a noia e indifferenza.

Per fare un esempio dei nostri tempi, mi viene da pensare al caso di quel grande ospedale di Roma (ed in chissà quanti altri ospedali italiani) dove le persone morivano di infezioni perché nel corridoio di attraversamento da un reparto all'altro (ad esempio da medicina a radiografia) c'erano cumuli di macerie e spazzatura infestati da topi.
Il direttore sanitario si è difeso dicendo che nell'ospedale vi sono migliaia di corridoi e lui non può vederli tutti, i primari dei reparti di partenza e di arrivo si sono trincerati dietro le competenze territoriali, e la ditta incaricata di fare le pulizie dice che nessuno ha mai chiesto loro di pulire quel corridoio e nessuno si è mai lamentato del fatto che non lo pulissero.
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mercoledì, ottobre 14, 2009

Libro: Il banchiere dei poveri

Veramente non so cosa mi spinga ad acquistare certi titoli ed ancora meno cosa mi spinga a leggerli al posto di un buon romanzo. Ma tant'è, l'ho letto, mi è piaciuto ed eccomi a proporvelo.

Difficile da recensire, non è esattamente una biografia e non è un saggio ma un appassionante dondolare tra biografia personale e racconto di un'impresa unica: come fondare un'azienda privata senza scopo di lucro cercando un modo per affrontare la terribile povertà che affliggeva (ed, in parte ancora affligge) il Bangladesh.

Muhammad Yunus è un professore universitario di economia che, pur essendo bengalese e musulmano, appartiene alla ristretta elite del suo paese, formatasi alle migliori università americane.

Durante una terribile carestia si trovò, con i suoi studenti, a interrogarsi sul perché della miseria, della povertà più terribile -quella per cui si muore di fame e inedia- che attenagliava tanti nel suo paese.

Non trovando risposte nelle teorie economiche standard si impegnò in un lavoro di ricerca sul campo usando come cavia un poverissimo paesino rurale in prossimità della sua sede universitaria.

Dopo lunghe osservazioni arrivò alla conclusione che la povertà più nera non era legata alla mancanza di cultura o volontà ma, semplicemente, alla mancanza dei minimi capitali necessari ad avviare una attività redditizia. Per esperimento aiutò quattro poverissimi ad attivare una attività ragionevolmente redditizia, e questa attività gli era costato la irrisoria cifra di 27$.

Visto che i veri poveri non hanno nulla da dare in garanzia e che nessuna banca tradizionale avrebbe offerto loro credito, creò una piccolissima banca "etica" al solo scopo di prestare soldi a interesse ragionevole (attorno al 20%, pochissimo rispetto a quello che prendevano gli usurai) a coloro che non possono offrire garanzie ed in particolare ai poverissimi, scoprendo che (con un sistema di micro rate settimanali) riusciva ad ottenere un tasso di restituzione del 98%, cioè molto più alto rispetto a quello che riescono ad ottenere le banche tradizionali. Era nata la prima banca di microcredito.

Il libro racconta in 286 pagine l'appassionante sviluppo della banca e di tantissime altre attività correlate, fino al Premio Nobel per la Pace ricevuto nel 2008.
Il racconto cronologico si ferma a pagina 204, e potrebbe bastare, ma consiglio di leggere anche qualche spigolatura dalle parti successive pur essendo queste di più difficile lettura (ed alcune idee di Yunus riguardo allo stato sociale all'europea meno condivisibili).

Concludendo, siete curiosi riguardo al funzionamento ed alla nascita delle banche di microcredito e siete stufi delle solite semplificazioni giornalistiche oppure volete scoprire in cosa le teorie economiche classiche hanno fallito non fornendo alcun serio quadro interpretativo di una realtà (la povertà) che interessa ampie fasce della popolazione mondiale? Allora leggetelo, vi incollerà alla lettura per almeno cinque o sei serate.

In Google Books se ne trova un'anteprima di diverse pagine (in realtà sembra il testo completo della quinta edizione cui hanno tolto circa 2 pagine ogni 5).
Per chi volesse comprarlo vi rimando alla solita scheda su IBS.

P.S. Sul Corriere del 4 luglio 09 ho trovato l'unico articolo critico sulla Grameen-bank: Microcredito: ora i poveri si ribellano
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lunedì, ottobre 12, 2009

(Vignetta) I nostri militari sono in Afghanistan per ...




Le nostre truppe sono in Afganistan ...
a difendere i nostri soldati.

Questa vignetta è Open Source, fatene quel che volete.
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sabato, ottobre 10, 2009

Mangiarsi le unghie



Ieri sera mi sono trovato a riprendere la mia Principessa di 6 anni:
«Guarda che non sta' bene mangiarsi le unghie in pubblico.
Quantomeno eviterei di stare sul divano a sgranocchiare quelle dei piedi.»
... e poi c'è ancora qualcuno che dice che non discendiamo dalla scimmia.
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giovedì, ottobre 08, 2009

Convincere i bambini a mangiare frutta e verdura


Volevo intitolare questo post "Far mangiare le verdure ai bambini", ma sarebbe stato sbagliato in partenza, perché i bambini imitano istintivamente quello che fanno i genitori, dunque sarebbe stato più corretto "Mangiare le verdure con i bambini". Ma anche questo non è sufficiente, come vedremmo più avanti.

Prima di procedere devo fare alcune, noiose, precisazioni: non sono medico né nutrizionista, ma ho tre figli che mangiano volentieri frutta e verdura e io stesso le mangio volentieri. Di seguito vi racconterò come funziona nella nostra famiglia.


~ I bambini ci guardano ~
I bambini ci ascoltano ma, sopratutto, ci guardano anche e si comportano di conseguenza. Per predisporre le condizioni minimali di relazione con i bambini, noi mangiamo -almeno a cena- tutti insieme, seduti al tavolo e con TV spenta. Questo ci permette di commentare assieme i fatti della giornata, ma anche il cibo che si mangia.
Ovviamente, se in tavola ci sono bibite zuccherate (coca-cola, aranciata o simili) è inevitabile che ne consumino anche loro.
Se uno dei genitori adotta espressioni schifate di fronte a certi cibi, i figli ne terranno conto. Noi, ad esempio,  abbiamo dovuto faticare parecchio per far gustare i cetrioli ai miei figli visto che la mamma non li mangia.


~ Remare controcorrente ~
Non c'è niente da fare, i bambini sono geneticamente programmati (così dicono gli scienziati) per apprezzare i gusti dolci (non amari) e salati (non acidi), senza dimenticare i grassi, che rendono tutto più buono.
Dunque, ad apprezzare le verdure (spesso amarognole o acidelle) bisogna imparare.
Ovviamente, dal punto di vista alimentare bisogna ricordare i carboidrati (come pane, pasta, riso, patate) comprendono anche gli stessi zuccheri cui sono chimicamente molto simili.


~ La forza dell'offerta ~
Inutile illuderci più di tanto, siamo tutti consumatori e tutti i consumatori sono condizionati prima di tutto dall'offerta.
I bambini sono consumatori di ciò che c'è in casa. Se la dispensa o il frigorifero sono pieni di merendine i bambini mangiano merendine. E siccome le merendine sono studiate per piacere ai bambini sono composte approssimativamente di un terzo di carboidrati, di un terzo di zuccheri e di un terzo di grassi (e non fatevi ingannare dalle pubblicità che dicono che sono sane, naturali e piacciono alle mamme).
Dunque, le merendine sono molto buone e molto nutrienti, nonostante l'esile apparenza, ed un bambino ben nutrito durante il giorno avrà poca fame al momento del pasto.

Al contrario, la frutta è meno nutriente e contiene un sacco di proprietà interessanti (fibre naturali, vitamine, antiossidanti, etc). La frutta è anche dolce e si presta bene a riempire i vari intermezzi della giornata. Solo che la frutta presa dal frigo è spesso dura e insipida, dunque noi ne lasciamo sempre un po' su un piatto di portata sul tavolo della cucina.

Il potere dell'offerta si estende anche a tavola, se si offrono a tutti i pasti almeno due tipi di verdura (di cui almeno uno crudo) mentre si fanno scarseggiare i carboidrati e le carni, il bambino finirà per esserne attratto.


~ La forza della scarsità ~
Inutile nascondersi dietro un dito, se il bambino è sazio, mangerà -se mangerà- solo per gola. Dunque, è necessario smontare il classico menù italiano -primo, secondo con contorno e dessert con cui si arriva alle verdure (cioè il contorno, sigh) quando si è già satolli di pastasciutta- alternando pasti basati sul primo con pasti a piatto unico, in cui la verdura venga proposta come piatto centrale accompagnato con un po' di pane e formaggio o affettati.


~ Ogni tanto ci vuole polso ~
La famiglia NON è un'istituzione democratica e non vi è nulla di strano ad imporsi ogni tanto con voce grossa e minaccia di digiuno per il bambino.
Una regola che abbiamo stabilito in casa è che siccome tutto quello che offriamo a tavola è buono per adulti e bambini (fatto salvo per i cibi piccanti o gli alcolici) ogni pietanza va almeno assaggiata.
Cioè, è vero che i gusti personali che possono spingere maggiormente verso un cibo o l'altro, ma bisogna saper mangiare tutto, al limite in modesta quantità.


~ I bambini apprendono giocando ~
Ai bambini piace mangiare cibi alla cui preparazione hanno partecipato, anche solo parzialmente.
Quando siamo in stagione compriamo i fagiolini freschi ci facciamo aiutare dai bambini a togliere le punte, prima di cuocerli. Sotto la supervisione di un genitore, possono lavare le verdure come l'insalata (aiutati da uno sgabello che consenta di raggiungere il lavandino) ed in alcuni casi tagliarle (quando è sufficiente un coltello da tavola).

E non bisogna dimenticare l'arte del furto (ai bambini piace un molto il cibo rubato), nell'orto del nonno, nella stagione giusta ci appostiamo e quando nessuno ci vede andiamo a rubare i pomodorini che sono fantastici mangiati davanti alla pianta ancora caldi dal sole. Stessa sorte alle carotine cavate dalla terra con le mani e mangiate come sono dopo averle sciacquate sotto l'acqua.
Ma prima ancora, è bellissima la semina -magari in un rettangolo riservato- in modo che il bambino possa veder prima crescere e poi mangiare le "sue" verdure accuratamente cotte dalla nonna.
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martedì, ottobre 06, 2009

Ubuntu


Ma guarda che buffo, cerco un sistema operativo per un PC e trovo una citazione di Mandela usata per rappresentare un concetto filosofico.
«Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?»
(Nelson Mandela)

Ha, per i curiosi, esiste anche la Ubuntu Cola.
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domenica, ottobre 04, 2009

Foto: Capelli



Testa bionda a cascata


A te che hai preso la mia vita
e ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
senza misurarlo

[Jovannotti: A Te]

(Ma io la intitolerei "A voi")
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sabato, ottobre 03, 2009

Cosa sono i respingimenti e perchè funzionano



I "respingimenti" funzionano così: le nostre navi militari cercano di individuare le bagnarole dei migranti che arrivano dalla Libia prima che queste entrino nelle nostre acque territoriali (dove dovremmo dare rifugio politico a chi ne ha diritto) e le riaccompagnano in Libia.
La libia le "accoglie" in forza di un trattato internazionale che il governo italiano ha firmato con la dittatura libica, che prevede aiuti e soldi in cambio di una manina a fermare il flusso dei migranti.

Potrebbe apparire un ragionamento sensato ...

E invece i pochi giornalisti che hanno voluto affrontare l'argomento meglio del TG1 -e basterebbe così poco- pubblicano articoli come questi:
  1. "Li avete mandati al massacro in quei lager stupri e torture"
  2. Dalla prigione l'appello dei dannati "Ci trattano come bestie, salvateci"
Le testimonianze potrebbero essere racconti inventati da qualcuno disposto a tutto pur di ottenere lo status di rifugiato ... o forse no.

I migranti, uomini e donne, raccontano che in Libia la polizia del regime li sottopone alla fame, al freddo ed al caldo estremi. Raccontano di essere stati sistematicamente torturati e stuprati senza differenza tra maschi e femmine. La polizia del regime raccoglie i migranti in container (pare forniti dall'Italia) dove stanno ammassati al buio in pessime condizioni igeniche, senza poter parlare con nessuno, né giudici né tantomeno avvocati. Senza alcun diritto.

Beh, certo, funziona. I migranti hanno terrore di essere "respinti" in Libia e questo fa diminuire il numero di migranti che rischiano la traversata maledetta. Da qui Maroni che brinda ad una riduzione del 94% degli sbarchi di clandestini (vedi: Maroni tira dritto).

Ma, se solo il 10% di quello che raccontano i sopravvissuti è vero, allora facciamo schifo abbastanza da meritarci di essere trattati alla stessa stregua alla prima occasione ... e meritiamo già adesso la vergogna di essere italiani.
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giovedì, ottobre 01, 2009

Problemi che da troppo tempo aspettano una soluzione


Un vecchio detto affermava:
Tutti sapevano che il problema era insolubile.
Poi arrivò qualcuno che non lo sapeva e lo risolse.
Mi sembra il problema della sanità negli Stati Uniti, l'unico paese democratico a non disporre di una sanità universale. La grandezza di Obama è di comportarsi come se non sapesse che negli USA è impossibile agire contro le lobby più ricche, siano esse quelle dei produttori di petrolio, di armi o (fino a poco tempo fa) quelle della finanza. Siccome è convinto, ce la farà.

Quanto ci vorrà perché qualcuno metta le mani alla durata dei processi in Italia?
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Mi sento fortunato