Ricordo una serata passata a filosofeggiare di politica americana con un carissimo amico. Sono passati 10 anni e mi ricordo ancora la forza con cui sosteneva l'idea che
«voterei i democratici per le questioni sociali, ma i repubblicani per l'economia»ed in effetti, questo è stato il leit motiv della politica americana degli ultimi anni, energicamente rilanciata in Italia da commentatori come Giuliano Ferrara.
A dimostrazione del fatto che l'opinione più diffusa sia spesso quella errata, ho trovato un articolo
del premio nobel per l'economia 2008 Paul Krugman in cui parla dell'ultimo decennio americano come del decennio sprecato. Un decennio in cui, negli USA, non vi sono stati progressi di nessuno degli indicatori attualmente utilizzati per misurare l'economia: né il PIL, né l'occupazione, né gli indici di borsa hanno mostrato miglioramenti apprezzabili. Non è cresciuta l'economia come non è migliorata la redistribuzione della ricchezza. Ed il lato peggiore è che non sono neppure migliorate le condizioni base per condurre affari in maniera profittevole, non sono migliorate le regole, non è aumentata l'onestà degli amministratori ed, al contrario, diversi fatti di cronaca -dalla Enron a Madoff- hanno minato la fiducia degli investitori e dei cittadini in generale nelle istituzioni e negli organismi di controllo.
Considerando che in questo decennio gli USA sono stati governati per ben 8 anni dai repubblicani capeggiati da George W. Bush, direi che non ci resta che archiviare l'ideologia liberista tra i fallimenti della storia economica e politica. Senza nulla togliere alla libertà economica e d'impresa quando correttamente esercitata entro limiti posti per garantire che queste attività vadano nell'interesse complessivo della società.
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