Quando ero ragazzino e frequentavo le scuole medie, Actarus guidava il potente Goldrake per salvare la Terra. Actarus combatteva su Rai 2 e i telegiornali erano pieni di polemiche sul ruolo educativo che dovrebbe essere proprio della televisione pubblica e sull'opportunità di trasmettere cartoni animati giapponesi così violenti e distanti dalla nostra cultura.
Anche se il dictat di mio padre era "massimo un'ora di TV al giorno", non me ne persi una puntata sacrificando ogni altra cosa che avrei voluto vedere.
Ero appena ragazzo quando comparve la televisione privata che, in confronto alla bulgara televisione di stato, era una boccata d'aria fresca.
Nel 1981, su Canale 5, Bo e Luke Duke scappavano dallo sceriffo Rosco P. Coltraine e Daisy, con i suoi immancabili shorts, popolava i primi sogni erotici dei ragazzini.
Luminosa, colorata, frizzante, ottimista e creativa. La TV privata non si poneva alcun obbiettivo culturale, non parlava di politica né si poneva la questione di rappresentare il mondo e, miracolo, non chiedevano il canone né alcun abbonamento. Gratis. Tutto quel ben di dio pagato tutto dalla pubblicità. E siccome la pubblicità aveva bisogno di essere trainata da programmi attraenti, era necessaro inventarne in continuazione.
Chi non si ricorda Drive In?
Ha lanciato il Cabaret in televisione, e con le sue battute ha condizionato un'intera generazionione. In corriera, per andare a scuola, non si poteva non citarle. E c'erano anche un po' di tette e culi piacevoli accompagnati da sorrisi sereni e splendenti. Una vera goduria, niente di meglio per un ragazzo delle superiori.
In poco tempo le televisioni Fininvest sono diventate 2 e poi 3. Finché qualcuno non ha cominciato a protestare per il duopolio e, pian pianino, sono nati MTV e Italia 7. Ma nessuno riusciva a battere il Berlusca.
Poi c'è stata la discesa in campo. Contemporaneamente (sarà un caso?) l'azienda diventava sempre più grande e grassa e, per investire un po' dei mostruosi proventi, ha cominciato a comprare supermercati, banche, assicurazioni, giornali, società editrici e tutto quello che si poteva trovare sul mercato.
L'aumento degli impegni (visto che non tutti i business funzionano al primo colpo) richiedeva, e richiede, un costante aumento del fatturato. Ma tutto andava ancora bene, fino a ché il mercato mondiale dei programmi televisivi (dai telefilm al calcio) era in via di sviluppo.
Quando il mercato dei diritti è divenuto sufficientemente maturo, acquistare programmi adatti a contenere la pubblicità ha cominciato a richiedere la partecipazione a gare sempre più costose. Ed allora, è diventato necessario aumentare il fatturato aumentando il numero delle pubblicità, aumentandone ancora il volume audio, inserendo telepromozioni prima e televendite poi, e trovando sempre nuovi spazi in cui inserire gli spot, interrompendo 3 volte un programma per arrivare all'apoteosi di Striscia la Notizia che, una quindicina di minuti ascitto, diventa di quasi un'ora con stacchetti, sigle e sopratutto interruzioni pubblicitarie.
La pubblicità, ovviamente, arriva anche ad inserirsi tra una parte del telegiornale e l'altra, costringendo i giornalisti a creare
suspance per convincere gli spettatori ad attendere la seconda parte.
Ma poi, quanti prodotti industriali posso acquistare? Quanti oggetti posso desiderare? Fanno bene (a me, a mia moglie, ai miei figli) il cibo e le bevande pubblicizzati?
Non che io abbia tanto tempo per guardare la TV, ma un giorno mi sono trovato a cercare di seguire un film su canale 5 in periodo natalizio e, dopo la sesta pubblicità di orologi, ho guardato il mio e mi sono domandato se era ora di cambiarlo. Perché?
Il mio orologio segna l'ora, è esteticamente gradevole e, sopratutto, è il risultato di una selezione in cui ho comprato (o mi sono stati regalati) alcuni orologi molto diversi per fattura e tipologia e quello che indosso ha vinto per comfort, piacevolezza e solidità.
Come posso accettare che qualcun altro pasticci in questo modo con i miei desideri?
E poi, è possibile che un programma di meno di venti minuti netti, diventi quasi un'ora con tutti i riempitivi?
Ok, tocca spendere qualche soldo ma, in considerazione che ci sono 3 bambini in casa, non riesco a non considerarlo una necessità. Tre anni fa facciamo installare l'antenna satellitare e acquistiamo un abbonamento SKY, che non è una rete di suore della carità, ma un'azienda di mercato che, grazie a politiche differenti e più attuali, chiede un abbonamento in cambio di programmi televisivi (contenenti poca, pochissima o nessuna pubblicità).
Abbiamo un vecchio televisore a tubo catodico ma ... cambiando casa abbiamo disdetto l'abbonamento e rifacendolo nella nuova ci siamo permessi il
my-sky.
Il
my-sky è un attrezzo che funge contemporaneamente da decoder satellitare, decoder digitale terrestre e videoregistratore. Registra su una propria memoria interna (un hard disk silenziosissimo) e consente di impostare le registrazioni partendo dalla guida programmi. Un bottone consente di "collegare" le serie e programmare la registrazione automatica di tutte le puntate di (ad esempio) un telefilm.
Il risultato è che sono almeno 3 anni che non guardo un canale Fininvest (Canale 5, Italia 1, Rete 4) se non incidentalmente, e ne sono felice. Si, ne sono così televisivamente felice che se capita una delle poche serate al mese in cui mi lascio andare allo zapping li evito come la peste. Ed anche se mi faccio attirare da un titolo che vedo nella guida programmi ... finisce che atterro in mezzo ad una pubblicità e sfuggo via più velocemente dello scivolare di una goccia di pioggia su un vetro ben pulito.
E quando mi ricordo che pago sia il canone Rai che l'abbonamento satellitare, mi rincuoro pensando che tuttosommato è un ragionevole prezzo da pagare per
- vedere i programmi che voglio,
- quando voglio e sopratutto
- senza pubblicità
~