venerdì, agosto 27, 2010
Lavoro di gruppo
Al termine della cena il Troll di 12 anni si impegna -invero con scarsi risultati- nello sbucciare un kiwi.
La Principessa di 6 anni, per sfotterlo, se ne esce con un «Vuoi vedere che c'è chi riesce a sbucciarlo ed a mangiarlo in meno di metà del tempo che tu impieghi per sbucciarlo?».
Il Troll, senza scomporsi «ma va» ... e lei «come no: papà sbuccia e io mangio».
E, visto che tutti l'abbiamo guardata di traverso, ha aggiunto «lavoro di squadra, no?»
Già, lei mangia ed io sbuccio, perfetto lavoro di squadra.
Vorrà ben dire qualcosa se la Principessa compie gli anni -con nostro sommo disappunto- lo stesso giorno di Silvio Berlusconi, no?
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lunedì, agosto 23, 2010
Picchialo, picchia forte e senza paura
Mio padre è del '33. Come tutte le persone di quell'età è assalito da ricordi che emergono come rigurgiti nei momenti più inattesi.
Qualche tempo fa, cercando una canzoncina per mia figlia ha esordito con una allegra musichetta:
«... si è un attimo fermato a pensare ... «No,» ha detto «questa non è bella per niente».
Picchialo, picchia forte e senza paura.
Picchia col grimaldello che la testa è dura.
Picchialo e picchia forte e senza pietà
Un incubo tremendo lo seppellirà ...
»
Mio padre aveva 12 anni nel '45, per cui non era abbastanza grande per capirne i risvolti, ma questa simpatica canzoncina deve averla sentita parecchie vole.
Nei giorni delle vacanze estive ho ripreso l'argomento cercando di estrarre qualche strofa in più. Ma la memoria non è venuta. In compenso la suocera, stimolata dalla canzoncina, ci ha regalato un ricordo che provo a riportare tal quale:
«Quando ero bambina giocavamo per strada e quando sentivamo questa canzoncina ci nascondevamo dove si riusciva, spesso sotto a cespugli ... e da sotto i cespugli si intravedevano stivali neri alti e lucidi. Ed era brutto perché non sapevi dove andavano ma a volte qualcuno spariva.Già, perché bisogna riconoscere che il fascismo era tempo di belle canzoncine e facili motivetti, ma erano anche tempi da lupi e quando le squadracce imperversavano non sapevi mai a chi sarebbe toccata.
Ricordo un conoscente che abbiamo sentito urlare fino in strada "Sono tuo cugino, non te lo ricordi?" e quello che rispondeva "Me ne frego" e picchiava, picchiava ancora.»
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mercoledì, agosto 18, 2010
La vecchia cascina
Sono passato molte volte, ed ogni volta pensavo che avrei dovuto passare una volta con la macchina fotografica.
La cascina era male in arnese. Alcune finestre chiuse in qualche modo con lastre di metallo ondulato. Qualche finestra con tendine orlate di pizzo.
Un fienile diroccato con legato un grosso cane dall'aria tranquillamente minacciosa. Un grande cancello di ferro arrugginito all'ingresso.
Mattoncini rossi. Un orto. Alberi antichi, forse prugni.
Una parete del fienile era completamente ricoperta da un rampicante, forse vite americana, che si tingeva di rosso smagliante in autunno per sfumare nel marrone fino alla morte all'inizio dell'inverno e rinascere verde smagliante a primavera.
Lei trasudava poesia ed io ero perennemente in ritardo. Aspettavo l'autunno per dedicargli una visita con l'apparecchiatura fotografica. E pazienza se sul cancello c'era scritto "proprietà privata, vietato l'ingresso".
Due settimane fa hanno recintato l'area e cominciato ad accumulare macchine da lavoro.
La settimana scorsa, una mattina, non c'era più nulla. Né la casa. Né il fienile. Neppure il cane.
Adesso c'è un grande cartello in caratteri cubitali di diverse dimensioni:
«E se la tua nuova casa fosse qui?»Dall'altra parte della strada qualcuno ha scritto, sul muro dietro il quale nascerà (sigh) il centro commerciale più grande d'Europa:
«Dio muratore~
sottopagato»
venerdì, agosto 13, 2010
Digicromatografie
Oggi, in una pausa caffè, l'incredibile Paolo mi ha raccontato la storia della digicromatografia.
Nel 1907 un chimico russo inventa una innovativa tecnica per scattare foto a colori. La tecnica consiste nello scattare tre fotografie bianco-nero allo stesso soggetto utilizzando filtri colorati differenti: rosso, verde e blu.
A differenza delle pellicole a colori tedesche Agfacolor e delle francesi dei fratelli Lumière, le pellicole di Prokudin-Gorskii risultano incredibilmente poco sgranate.
Il chimico riesce a convincere lo Zar Nicola II a finanziare un progetto di documentazione visiva dell'impero e tra il 1909-1912, ed ancora nel 1915, viaggiando in una speciale carrozza ferroviaria fornita dal ministero dei trasporti, Prokudin-Gorskii visita 11 regioni in cui realizza quasi 2000 straordinarie fotografie.
Il fotografo sarà costretto a fuggire durante la rivoluzione e molte delle sue fotografie si trovano ora nella Libreria del Congresso USA dove si possono consultare via web.
Consiglio di guardare le foto su questo sito, dove un appassionato (Alex Gridenko) ha meticolosamente restaurato una sessantina di immagini che risultano incredibilmente realistiche e ben definite.
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mercoledì, agosto 11, 2010
La reggia dei girasoli
Eccomi!
Cosa ho fatto negli ultimi mesi in cui sono sparito dalla blogsfera dopo due anni di assidua militanza?
Sono stato travolto dalla vita.
L'anno scorso ci siamo impegnati a comprare una nuova casa senza aver venduto la nostra e, nel pieno di una crisi economica che ha colpito duramente il settore immobiliare, abbiamo faticato diciassette camicie per venirne a capo.
Abbiamo avuto la brutta ventura di incontrare professionisti avidi oltre che poco capaci, per cui abbiamo dovuto compensare con il nostro impegno in prima persona (ma questo potrebbe essere il tema di un post a parte). Alla fine siamo riusciti ad inanellare le cose in modo che tutto funzionasse … a costo di correre come matti l'ultimo mese per organizzare notaio, banca, ristrutturazione e trasloco. E documenti, e tasse e certificazioni. Tutto da soli, consumando ferie e fegato e sforzandoci costantemente per non far mancare ne' affetto ne' attenzioni ai nostri figli ed ai posti di lavoro da cui traiamo il reddito che ci consente tutto questo.
Finalmente il 15 di aprile 2010 siamo entrati nella nuova reggia dei girasoli. Con i muratori che ancora spaccavano e costruivano, spostando i calcinacci la sera per andare a letto e facendo colazione appoggiati su trabattelli di fortuna.
Abbiamo passato notti a pulire, smontare, rimontare mobili. Abbiamo prima riempito e poi svuotato quasi 200 scatoloni (beh, qualcuno è ancora per casa).
Abbiamo spremuto ogni risorsa economica disponibile per piastrelle, pavimenti, impianti elettrici, di riscaldamento e di condizionamento. Abbiamo trattato con fornitori ed impresa. Abbiamo comprato lampadari (rigorosamente dotati di lampadine a risparmio) che poi ho installato uno ad uno.
Ho fatto talmente tanti viaggi in discarica che ho quasi stretto amicizia con alcuni degli operai che la gestiscono.
E dopo tutto, … abbiamo scoperto che passare dall'appartamento alla casetta a schiera significa che c'è anche un fuori. Un fuori da usare e da curare. Un fuori da riparare, verniciare, coltivare. Ed eccomi che la sera, dopo aver sistemato la figliolanza, mi trovo a picconare, vangare e zappare.
Lo ammetto, mi sono appassionato dell'orto. Come un pensionato ho passato gli ultimi tre mesi a studiare e sperimentare la vita. Come Frankenstein, mi stupisco ancora a vedere la vita che esplode rigogliosa dalle attenzioni che mettiamo nel nostro infimo fazzoletto di terra.
Ho scoperto piante che non sapevo che esistessero. Ho scoperto la concimazione, le stagioni, la potatura, l'irrigazione, la semina la frustrazione per ciò che non sboccia e la raccolta dei frutti che generosamente la natura offre.
Ho scoperto i peperoni friggitelli, la favolosa crescita dei pomodori, le diverse varietà del peperoncino, le coste, la terribile resistenza del radicchio e l'assalto delle lumache alle insalate.
Insomma, lavorando entrambi, crescendo tre figli (di cui una tamagotchi di 20 mesi) abbiamo combattuto con una lista inesauribile di cose “fisiche” da fare; fino a che non è rimasto neppure uno scampolo di tempo per il mondo virtuale che abita nella grande rete (e nelle menti e nei cuori di chi la frequenta).
Questa sera sono solo. Come nella migliore tradizione la famiglia è in vacanza al lago ed io, dopo aver mangiato, mi trovo in compagnia di un mezzo bicchiere di ambrato ramandolo e scrivo queste righe per dimostrare a me stesso che ne sono ancora capace.
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