Romano Prodi
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alla ricerca di un po' di sole, tra un palazzo e l'altro
Guardando oggi #15ott quello che è successo a Roma sono rimasto ipnotizzato, con l'occhio fisso sulle immagini che scorrevano initerrottamente in televisione. Mi sembrava una storia già vista, un sapore già sentito, un odore dolciastro di sangue e ferro rovente.
Sì, sembrava Genova, quando centinaia di migliaia di persone perbene che manifestavano il loro disprezzo sono rimaste schiacciate tra poche centinaia di scalmanati e le forze dell'ordine in assetto da guerra.
Perché sempre lo stesso copione? E' proprio necessario? Inevitabile? Perché le stesse manifestazioni nel resto del mondo non hanno avuto lo stesso epilogo? Ricordo che Cossiga aveva una lezione da insegnare ... la ritrovo nell'ottimo blog di Alessandra Bacci.
Trascrizione integrale dell'intervista di Andrea Cangini al senatore a vita Francesco Cossiga.Il succo della questione mi sembra che sia il seguente: le grandi manifestazioni finiscono come il ministero dell'interno vuole che finiscano.
Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitito Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire?
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».
Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no?
«Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».
Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E' dunque possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c'è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».
Articolo pubblicato sul Quotidiano Nazionale del 23 Ottobre 2008
«Ripassa domani, realtà
Basta per oggi, signori.»Spengo la TV e cerco un libro. Non ne trovo uno adatto e mi tuffo in un plico di fumetti onirici e visionari acquistati ad una bancherella dell'usato lo scorso fine settimana.
Giovedì
«Zazzera era una principessa. Il Re, suo padre, era un ubriacone e spesso la maltrattava senza ragione. Per questo la principessa non si tagliava né si pettinava i capelli che erano diventati una scomposta zazzera in cui poteva trovare rifugio qualunque cosa: un pettine, un giocattolo o un pettirosso con cui la piccola a volte giocava.Una volta che il padre esagerò, Zazzera fuggì dal castello e si perse nel bosco.
Nel bosco incontrò una simpatica signora che le offrì cibo e consolazione.Quando la signora capì che Zazzera era la figlia del Re, si rivelò per quello che era: la strega Acida.La vecchina non era sempre stata una strega: una volta era una bella cortigiana che si era invaghita del Re.
Siccome il Re la rifiutò dopo un lungo fidanzamento (e c'era ben da capirlo visto il terribile caratteraccio di Acida) questa si ritirò nel bosco dove studiò le arti magiche aspettando il momento per vendicarsi.
Acida prese Zazzera con sé e, in cambio di cibo e soggiorno, la costrinse a tutti i lavori pesanti di casa come strofinare i pavimenti, lucidare gli alambicchi, raccogliere la legna e portare i le borse quando si recava al mercato. Per completare l'umiliazione le tagliò i capelli a zero, come si fa con i militari il primo giorno di servizio.
Dopo qualche giorno Acida riuscì a contattare il re di un paese vicino che era un feroce rivale del papà di Zazzera, e gli vendette la figlia del Re.Il giorno successivo preparò, con tutta cura, una gabbia ma Zazzera se ne accorse.Dovete sapere che Acida era piccola e minuta come una bambina e quando fu il momento di ingabbiare Zazzera, la principessa prese di sprovvista la vecchia e la infilò in gabbia al posto suo.
Quando arrivarono i soldati del regno vicino, presero la gabbia e senza capire le proteste della vecchina, giacché parlavano un'altra lingua e non conoscevano l'aspetto della persona che erano stati mandati a prelevare, la portarono via senza dire una parola.
Nel frattempo il padre di Zazzera si era veramente pentito e quando non pregava ai soldati di ritrovare la figlia, si chiudeva nelle sue stanze a piangere la propria stupidità.Dopo gli avvenimenti della notte, Zazzera vestita di stracci e rasata come un soldato si diresse a corte. Siccome nessuno la riconosceva riuscì ad entrare a castello spacciandosi per la nipote dello stalliere, finché una guardia non scoprì l'inganno e cercò di buttarla fuori. La piccola gridò e si disperò così forte che suo padre la sentì, la riconobbe e le corse incontro.Quando il padre la raggiunse la abbracciò, e gioì, e gridò e fece annunciare sette giorni di festa per il ritorno della figlia.
Il Re non bevve più, la figlia rimase a corte ed imparò ad acconciarsi i capelli come si confà ad una principessa, ma le rimase il soprannome Zazzera.»
Numero 5 di Largo Poeta, nel borgo affrescato di Treglio, in provincia di Chieti |
«Si racconta che una volta, tanto tempo fa, tutti i sentimenti, le qualità e i difetti dell'uomo si riunirono.~
Dopo che la Noia aveva sbadigliato per l'ennesima volta la Pazzia propose di andare a giocare a nascondino.
La curiosità chiese: -A nascondino? Come si fa? - E' un gioco, spiegò la Follia, io mi copro gli occhi e incomincio a contare fino a un milione. Voi intanto vi nascondete e quando non c'è più nessuno in giro e io ho finito di contare, il primo di voi che trovo rimane al mio posto a fare la guardia per continuare il gioco.
L'Entusiasmo ballò seguito dall' Euforia, dall'Allegria e fece tanti salti che finì per convincere il Dubbio e l'Apatia, la quale non aveva mai voglia di fare nulla.
Ma non tutti vollero partecipare... la Verità preferì non nascondersi; la superbia disse che era un gioco molto sciocco e la Codardia preferì non rischiare.
- Uno, due, tre... - incominciò a contare la Follia.
La prima a nascondersi fu la Pigrizia, che si nascose dietro la prima pietra del cammino.
La Fede salì in cielo e la Invidia si nascose dietro l'ombra del Trionfo che era riuscito a salire in cima all'albero più alto.
La Generosità invece non riusciva a nascondersi, ogni posto che trovava lo lasciava ai suoi amici.
Un lago cristallino? Ideale per la Bellezza, Un cespuglio? Perfetto per la Timidezza, Un soffio di vento? Giusto per la Libertà.
Finchè la Generosità decise di nascondersi dietro un raggio di sole.
L'Egoismo invece si prese subito il posto migliore e confortevole, tutto per lui.
La Bugia si nascose... veramente non si sa dove, la Passione e il Desiderio si nascosero nel centro di un vulcano.
La Dimenticanza... non ce lo ricordiamo!
Quando la Follia arrivò a contare fino a 999.999, l'Amore ancora non aveva trovato un luogo per nascondersi, perché erano tutti occupati. Alla fine vide un roseto e decise di nascondersi lì, fra le bellissime rose.
- Un milione!!!- disse la Follia che iniziò a cercare.
La prima a farsi scoprire fu la Pigrizia. Poi la Fede, poi la Passione e il Desiderio, che aveva sentito vibrare dentro il vulcano. Trovò poi l'Invidia che si era nascosta dove stava il trionfo.
Camminando, vicino al lago trovò la Bellezza; poi il Dubbio, il quale non aveva ancora deciso dove nascondersi.
Eppoi uno dopo l'altro incontrò tutti gli altri, tranne l' Amore.
La Follia iniziò a cercarlo dietro a ogni albero, sotto il ruscello, in cima alla montagna... e quando fu al punto di darsi per vinta, vide il roseto e iniziò a muovere i rami, quando allo improvviso si sentì un doloroso grido.
Le spine avevano ferito negli occhi l'Amore!
La Follia non seppe cosa fare e come chiedergli scusa. Pianse, pregò, implorò e chiese perdono.
Da allora, da quando per la prima volta sulla terra si giocò a nascondino: l'Amore fu cieco e la Follia non lo lasciò mai più.»
Legittimo impedimento: vota sì per abolire lo "scudo giudiziario" a vantaggio dei componenti del governo, perché anche il presidente del consiglio e i ministri possano essere processati come qualsiasi cittadino.
Il cane del mio vicino è vecchio, zoppo, cieco ed incontinente.
Non è certo un leader, non domina e non sfotte gli avversari, và accompagnato per pochi metri e mi trattengo dal sorridere quando trova la strada sbattendo, pian pianino, a destra ed a manca.
Eppure, sono sicuro che sarebbe un presidente del consiglio migliore dell'attuale. Sarebbe, e per un cane è sicuramente una gran cosa, più umano, più corretto ed, in fondo, di migliore esempio per i suoi seguaci.
Sarebbe, sicuramente, capace di scegliere collaboratori migliori, in grado di portare onore all'Italia quando si muovono sullo scacchiere internazionale della politica o dell'economia.
Sono certo che scegliendo a caso, tra 60 milioni di italiani, ci vorrebbero decenni per riuscire a pescare tanti tangentari e servi e lacché e ladri e bugiardi come quelli che circondano adesso il nostro amatissimo leader.
I pochi collaboratori capaci sono umiliati, in fondo contano meno delle fanciulle da festino privato, e, visto che il lavoro ben fatto è l'ultima delle priorità, sono stati accantonati come bambole di pezza.
Aristide, il cane, non direbbe tante bugie -in fondo non parla- e se non ci darebbe esempi di buon governo, non ce ne darebbe neanche di malgoverno, non si scriverebbe leggi ad-personam e, scegliendo parole a caso da un dizionario, scriverebbe una riforma della giustizia migliore di quella pensata solo per le necessità personali di chi ora governa e possiede così tanta parte dell'Italia.
Non possedendo televisioni, né giornali, né disponendo di una schiera di liberi giornalisti a libro paga, si sottoporrebbe onestamente al controllo dei suoi elettori senza truccare le carte e senza accusare di qualunque meschinità -perlopiù inventate o quantomeno gonfiate- chi, semplicemente, cerca di far emergere un po' di realtà in mezzo alle panzane inventate per sostenere l'insostenibile.
Patriota
Ambisce ad una nazione libera e indipendente
tra nazioni libere ed indipendenti.
Nazionalista
Ambisce ad una nazione libera ed indipendente,
tra nazioni assoggettate alla sua.
Inoltre, è bene ricordare come l'estremo nazionalismo sia, assieme ad altre condizioni, precursore del fascismo.
Ieri mi hanno spedito una di quelle mail così azzeccate da essere anni che girano per il cyberspazio sopravvivendo ai cambiamenti tecnologici ed alle mode.
157 +
163 +
167 +
173 +
179 +
181 +
191 +
193 +
197 +
199 +
211 =
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2011
«Intrigo a Stoccolma. Agosto 2010. Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, partecipa al seminario “Guerra e ruolo dei media”. La giornalista Anna Ardin lo invita a cena a casa sua. Dopo cena i due decidono di digerire insieme, ma il preservativo si rompe. Anna continua a digerire con Assange nei giorni successivi finché un’altra ragazza, Sofia Wilden, si invaghisce di lui vedendolo in tv e corre al seminario. Digeriscono due volte, la prima col preservativo, la seconda senza. Il giorno dopo Sofia si confida con Anna e decidono di denunciare l’amante per aver fatto sesso non protetto senza sottoporsi a controlli medici: un reato che in Svezia è estinguibile con 715 dollari di multa. Infatti la magistratura non sembra affannarsi troppo. Ma appena spuntano i files di Wikileaks, la pratica accelera e scatta l’ordine di cattura internazionale.Seguendo il link è possibile trovare la lista dei mirror (cioè dei siti che riproducono gli stessi contenuti di Wikileaks garantendone la disponibilità anche quando il sito principale viene messo KO dai provider sotto le pressioni del governo americano).
Al momento dell’arresto le cancellerie di tutto il mondo esultano. “Era ora!”, tuona Frattini. È la prima volta che l’arresto di un dongiovanni imprudente provoca reazioni di giubilo. Evidente che si tratta di una scusa. “Ma è democrazia questa?”, si chiede persino Putin. E Lula dal Brasile fa un’osservazione condivisibile: “Perché i bersagli dei dossier americani se la prendono con chi li ha diffusi, invece che con chi li ha scritti?”»
Massimo Gramellini a Che Tempo Che Fa dell'11 dicembre 2010
Il Manager~
Un ingegnere, manager della FIAT, decide di andare in pensione.
Ma dopo un po', annoiato, cerca di fare qualcosa per riempire il tempo e, visto che abita vicino alla campagna, va da un contadino e si dice disposto ad aiutarlo (gratis).
Il contadino, guardandolo con aria dubbiosa gli fa: "Lei che mestiere faceva? Mi faccia un po' vedere le mani". Poi constatato con chi ha a che fare cerca di dissuaderlo.
Ma il manager insiste, pieno di buona volontà; così il contadino gli dice di tornare l'indomani all'alba.
All'alba infatti l'ingegnere si presenta puntuale e il contadino gli mostra due ettari di terreno da concimare con il badile e una montagna di letame dietro l'angolo della cascina.
Sul far del mezzogiorno decide di andare a controllare dicendo fra sè "Forse ho esagerato, poveraccio, tre giorni di un lavoraccio gli ho dato, a lui che era un dirigente di azienda...!!!"
Ma, appena girato l'angolo della cascina...MERAVIGLIA! L'ingegenere sta li, fregandosi le mani ed il mucchio di letame è volatilizzato: tutto concimato in 6 ore!
"Caspita manager, niente male. Niente male! Torni pure domani se vuole".
L'indomani, all'alba, l'ingegneresi presenta puntuale e il contadino lo porta in un magazzino dove c'è una montagna di patate e diversi sacchi di juta.
"Vede ingegnere qui ci sono patate di tutte le taglie, bisogna mettere le grosse tutte insieme nei sacchi, così le piccole assieme fra loro e le mezzane anche".
A mezzogiorno torna a controllare speranzoso, perchè pensa fra sè "Uno di quel livello chissà cosa ha fatto oggi, va bene che è un lavoro di due giorni, ma uno come lui...".
Entra nel magazzino e con stupore constata che le patate sono ancora tutte nel mucchio e i sacchi di juta vuoti, mentre l'ingegnere è li pensieroso palleggiandosi fra le mani una patata piccola ed una grossa.
"Eh, mah ...manager come mai! Ieri quel risultato e oggi nemmeno un sacco"
"Beh, sa, noialtri manager finché c'è da spalare merda siamo imbattibili ma se c'è da prendere una decisione..."
Questo Natale sono fioccati gli auguri elettronici
Questo è quello che mi ha colpito di più: la storia della natività rivista in chiave di vita digitale.
Ne approfitto per augurarvi un formidabile 2011.
P.S. Nel gioco dell'identificazione delle parole che condizioneranno o descriveranno il 2011, io inserirei "formidabile" perché voglio credere che il 2011 sia l'anno del riscatto per l'economia, il lavoro, la politica e dunque i progetti che molti hanno tenuto nel cassetto in attesa di tempi adatti.
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Questo blog è dedicato ai rompiscatole e ai curiosi.
A chi si pone domande, prima di darsi risposte.
A chi cerca la felicità.
A chi ascolta e poi parla.
A chi decide, ogni giorno, cosciente dei propri limiti.
A chi ama la propria famiglia, ma non solo.
A chi non si ferma alla prima risposta.
A chi si innamora di un albero o di un fringuello.
A chi ascolta musica e a chi legge.
A quelli che assaggiano prima di dire non mi piace.
A chi pensa che il mondo meriti un po' di rispetto.
A chi pensa che gli uomini vadano giudicati per quello che fanno non per dove sono nati.
A chi si arrabbia e a chi non difende solo i propri interessi.
A chi pensa che il PIL non misuri la felicità.
A quelle persone che amano e che cercano di essere
il cambiamento che vogliono veder avvenire nel mondo.
A quelli che ancora si azzuffano per questioni di principio.
A chi critica ed a chi distingue.
A quelli che faranno progredire l'umanità.
... a tutti coloro che vivono.